Acque Aromatizzate
Le acque aromatizzate sono bevande a base d’acqua con frutta, verdura ed erbe fresche. Queste vengono messe in infusione a freddo nell’acqua che acquista i benefici di frutta e verdura, rendendola più piacevole da bere. Può essere bevuta senza limiti, sia al pasto che in alternativa a te o tisane specialmente nei periodi estivi. Il vantaggio ovviamente è che essendo fondamentalmente acqua con frutta o verdura, è assolutamente indicata per tutte le età sia per i bambini che per gli adulti.
Un’altra acqua non acqua che troviamo spesso nelle ricette è l’Acqua Faba.
Cos’è l’acqua faba
L’acqua faba o acquafaba è l’acqua di cottura dei ceci oppure l’acqua di governo (quella che trovate nelle scatolette di ceci già pronti). Non lo sanno in molti, ma quest’acqua ha varie proprietà interessanti tra le quali il fatto che si possa montare un po’ come l’albume d’uovo o la panna. Infatti specialmente nelle ricette vegane o per chi è allergico alle uova, viene utilizzata al posto degli albumi, montata a neve. E’ chiaramente più leggera rispetto alle uova, ed è stato proprio lo chef francese Joel Roessel, amante della cucina vegan a sperimentare l’acqua faba al posto degli albumi realizzando dolci leggeri e soffici.
Ma come si prepara l’acquafaba?
Intanto è fondamentale usare l’acqua di governo dei ceci già pronti, specialmente quella dei ceci in vetro e senza sale. Questa, a differenza dell’acqua che riusciremo ad ottenere dalla cottura dei ceci secchi, è molto più ricca di saponine e proteine, le responsabili della consistenza “a neve”. Se non avete i ceci è possibile utilizzare anche l’acqua di governo dei fagioli bianchi, neri o rossi. Una volta scolati i legumi, potete montarla con aiuto di fruste elettriche proprio come se doveste montare l’albume d’uovo fino a che, dopo circa 10 minuti, non ottenete una consistenza spumosa. Per un risultato ottimale sarebbe meglio utilizzare un’acqua faba fredda, così come la ciotola (basterà metterle in frigorifero per un po’ prima di montarla), e aggiungere qualche goccia di succo di limone per smorzare un po’ il retrogusto di ceci.
Quali sono le ricette dove possiamo sostituire l’acquafaba agli albumi?
Specialmente se si usa qualche accortezza l’acquafaba è praticamente insapore, quindi è possibile utilizzarla in tantissime preparazioni in sostituzione agli albumi, sia che esse siano dolci che salate.
In particolare è perfetta per:
- Meringa,
- mousse al cioccolato,
- gelati,
- torroni,
- marzapane
- marshmallow
- waffle
- muffin
- torte
- maionese
- quiche
- salse
- frittate e omelette
Acqua Tonica
E’ una bevanda molto conosciuta, spesso abbinata a distillati come la vodka o il gin. La sua caratteristica principale è la presenza di chinino, un alcaloide organizzato in cristalli bianchi con proprietà: antipiretiche, antinfiammatorie, analgesiche, antimalariche ed amaricanti (cioè che danno il sapore amaro). I primi usi dell’acqua tonica erano di tipo medicinale. Infatti in origine conteneva solo acqua gassata ed un altissimo livello di chinino e veniva utilizzata specialmente nella profilassi contro la malaria.
La bevanda odierna invece ha un contenuto modico di chinino e viene spesso edulcorata con uno sciroppo a base di glucosio, fruttosio o saccarosio. La ricetta originale è pressoché caduta in disuso. L’acqua tonica prende il nome dall’effetto medicinale benefico del chinino. E’ stata scoperta nel XIX secolo e all’inizio è stata destinata al consumo da parte delle popolazioni africane e dell’Asia Meridionale colpite massivamente dalla malaria. La polvere di chinino, miscelata all’acqua, risultava talmente amara che i funzionari Britannici di stanza in India, vi aggiunsero soda e zucchero per renderla più appetibile. La prima acqua tonica commerciale venne distribuita al grande pubblico nel 1858 e poco dopo nacque, sempre nell’India Coloniale britannica, il primo cocktail alcolico a base di acqua tonica: il gin tonic.
Il chinino è sicuro per la mia salute?
La risposta è: assolutamente si. Il contenuto di chinino nell’acqua tonica commercializzata rientra nelle dosi farmacologiche di sicurezza. Ovviamente si tiene conto di un consumo ragionevole del prodotto (così come accade per tantissimi altri prodotti alimentari), non dell’eccesso alimentare. L’FDA (Food and Drug Administration – cioè l’agenzia federale statunitense del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani, responsabile della protezione e della promozione della salute pubblica attraverso il controllo e la supervisione della sicurezza alimentare, dei prodotti del tabacco, degli integratori alimentari, delle prescrizioni e dei farmaci da banco, dei vaccini, etc) limita la frazione di chinino nell’acqua tonica a 83 parti per milione – 83 mg/kg – di bevanda. Perciò qualsiasi acqua tonica acquistabile nei supermercati di tutto il mondo rispecchia le linee guida ed ha una concentrazione di chinino totalmente innocua.
Acqua Pazza
Questa locuzione indica una pietanza a base di pesci di vario genere (orata, spigola, cernia, branzino ec) cucinati per intero o anche a filetti. E’ una ricetta che percorre l’Italia in tutta la sua lunghezza ed ogni regione dello stivale ha la sua ricetta peculiare. La caratteristica che accomuna tutti comunque è la preparazione: un umido ristretto, preparato con pomodori, cipolla/aglio, prezzemolo nel quale viene fatto cuocere il pesce.
Sulle origini dell’Acqua Pazza ci sono varie opinioni. La disputa maggiore è sulla paternità del metodo che si perde, pare, tra i pescatori del Tirreno. Sembra infatti che questa ricetta nasca nell’isola di Ponza, anche se i pescatori partenopei di Capo Miseno e dell’Isola di Capri danno battaglia per aggiudicarsi la paternità.
L’unica cosa certa è che i pescatori utilizzavano l’acqua di mare per la cottura, accompagnata forse da un po’ di vino, risparmiando ovviamente sul sale.
Un’ipotesi interessante è quella di Enrico Durazzo, creatore di Napolimania e conoscitore delle tradizioni napoletane, che attribuisce la vittoria ai pescatori partenopei, facendo coincidere il momento di creazione dell’acqua pazza con un momento storico molto particolare, cioè quando venne, nell’800, introdotta la tassa sul sale. Secondo Durazzo, per ovviare al problema del costo del sale da cucina, a Napoli si introdusse l’acqua di mare per cuocere il pesce. Forse è un po’ forzata, come ipotesi, o forse è più corretta, fatto sta che è diventata una ricetta amata e conosciuta in tutto lo stivale.