Si sente tanto parlare di acqua dura e acqua dolce ed in generale di durezza dell’acqua, e molti sono i “falsi miti” legati a questo concetto. Vediamo quindi di che si tratta e quali sono i relativi risvolti per la vita quotidiana e la salute.
La durezza dell’acqua indica la quantità di sali contenuti nell’acqua, in particolar modo dei due più rilevanti ovvero calcio (Ca) e Magnesio (Mg) sotto forma di cloruri e solfati dei sali stessi. Questi sali in combinazione tra loro sono anche i due responsabili dell’odiato e temuto calcare.
Come si misura la durezza dell acqua
Per capire la qualità del livello di durezza della propria acqua di casa è necessario aver ben chiaro il concetto di durezza totale, permanente e temporanea.
Durezza acqua totale
Come intuibile dal nome stesso si tratta della somma tra durezza permanente e durezza momentanea. È questo il valore che viene preso in riferimento per la misurazione ed il confronto con gli standard internazionali.
Durezza acqua temporanea
Viene così chiamata perché può essere eliminata con il riscaldamento, ad alte temperature, dell’acqua stessa. In questi casi i carbonati perdono solubilità precipitando e separandosi dal liquido dando origine alle famose incrostazioni. Per questo è possibile che le incrostazioni calcaree si verifichino spesso in zone in cui l’acqua raggiunge alte temperature (stabilimenti termali) oppure in strumenti quotidiani quali bollitori elettrici, scaldabagni e boiler, docce e vasche.
Durezza acqua permanente
Non essendo legata ai carbonati ma a solfati e cloruri non è possibile eliminarla tramite semplice riscaldamento. Questi restano disciolti all’interno dell’acqua e non danno vita ad incrostazioni alzando però il livello di residuo fisso.
Il residuo fisso indica la quantità di solidi disciolti nell’acqua ed è un parametro spesso utilizzato per le acque minerali, spesso il concetto di residuo fisso e durezza sono confusi tra loro e ricollegati ad un concetto di insalubrità dell’acqua, mai scientificamente validato.
Quanto deve essere la durezza dell’acqua
Una volta capito di che si tratta e quali sono le sostanze in gioco vediamo il parametro da valutare per capire se effettivame la nostra acqua è dura, e quanto.
La misura più diffusa a livello internazionale e soprattutto in europa sono i gradi francesi (°f ) dove 1 grado equivale a 10 gr di carbonato di calcio/litro.
Esistono molte altri metri di misurazione quali i gradi tedeschi (°dH) = 10 mg ossido di calcio/litro, gradi inglesi (°e) = 1 g di carbonato di calcio in 70 litri di acqua ed ancora gradi americani e russi.
Ovviamente più i gradi salgono più l’acqua si potrà considerare “dura”, seguendo questa classificazione:
- fino a 4 °f: molto dolci
- da 4 °f a 8 °f: dolci
- da 8 °f a 12 °f: medio-dure
- da 12 °f a 18 °f: discretamente dure
- da 18 °f a 30 °f: dure
- oltre 30 °f: molto dure
La durezza dell’acqua varia da regione a regione ed anche al suo interno i valori possono variare moltissimo tra le varie zone. Questo dipende soprattutto dal tipo di terreno in cui scorrono le falde acquifere il quale trasmette all’acqua stessa le sostanze ad esso legate. Per avere informazioni riguardo la durezza dell’acqua della tua zona puoi rivolgerti al tuo fornitore il quale ti trasmetterà i dati ufficiali, oppure puoi facilmente ricavare questi dati all’interno di numerosi siti web che offrono questo servizio.
Perché è importante conoscere la durezza dell’acqua
L’acqua, lo sappiamo, partecipa ad una percentuale elevata delle nostre azioni quotidiane, dalla cura del corpo all’alimentazione. La durezza dell’acqua può influire negativamente su alcuni di questi aspetti senza però, è bene sottolinearlo, riportare gravi conseguenze.
Dal punto di vista dell’alimentazione ad esempio persino la legislazione non prevede un limite massimo di durezza delle acque, sebbene consigli di restare entro i 50 °f.
È opinione ormai diffusa che durezza e residuo fisso elevati possano avere effetti negativi sui reni sul e soprattutto in individui affetti da disturbi dei reni. Questa teoria non è mai stata comprovata scientificamente e possiamo ritenerla una credenza infondata.
È invece certo che l’acqua dura dura abbia un sapore differente rispetto a quella dolce o semidolce, e che alcuni soggetti possano trovarlo sgradevole.La microfiltrazione può aiutare a rendere l’acqua più gradevole esaltandone le sue qualità naturali quali gusto ed odore.
Dal punto di vista della cura della persona invece è stato dimostrato che l’acqua dura scioglie più difficilmente i tensioattivi contenuti nei detergenti (shampoo, saponi, detersivi per biancheria) per cui sarà necessaria una maggiore quantità di prodotto rispetto ad un lavaggio con acqua dolce. L’effetto è più evidente proprio nel bucato, per questo è ormai uso comune dei produttori di prodotti per il bucato indicare la quantità di prodotto consigliato sulla base della durezza dell’acqua.
Al di là d questi elementi, risolvibili con l’utilizzo della giusta quantità di detersivo (magari ecologico, per voler bene anche alla natura oltre che a noi stessi) non è da ritenersi in nessun caso dannoso lavare i capelli, il viso o i propri asciugamani con l’acqua dura.